La Repubblica Medicina - Fino a oggi la terapia dello scompenso cardiaco si basava sull’inibizione neurormonale del sistema renina-angiotensina e del sistema nervoso simpatico. Tuttavia, "siamo di fronte a un cambiamento radicale del nostro approccio – aggiunge Michele Senni, direttore della Cardiologia 1 dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – con il passaggio da un’inibizione a una modulazione neurormonale".
Si tratta di un cocktail di farmaci ben definito, ai quali da circa un anno si è aggiunta la nuova classe degli inibitori del recettore dell'angiotensina e della neprilisina (Arni) come il Sacubitril/valsartan. La combinazione delle due molecole aumenta la disponibilità dei peptidi natriuretici, naturalmente secreti dall'organismo come forma di difesa dallo scompenso... >>>
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